3000 anni di storia, da Velzna a Urbs Vetus ad Orvieto
In questa pagina sono raccolti articoli ed informazioni sulla storia di Orvieto, le sue popolazioni, i protagonisti, le origini e come si è trasformata nelle varie epoche in tremila anni di età. Una rapida e significativa cronologia delle vicende storiche di Orvieto e le diverse fasi che la città ha attraversato nei secoli e che ne hanno forgiato l’attuale struttura fisica ed urbana.
Le Origini di Orvieto
L’origine di Orvieto molto probabilmente è da ricondursi ad epoche molto lontane, quando lo scenario geologico che caratterizzava l’intera parte centrale della penisola italiana era quello di una grande distesa di acqua, che con gli anni, vide affiorare da questo vasto mare parti di terra.
In queste terre emerse si svilupparono diversi sistemi vulcanici e, con ogni probabilità, la fragorosa azione eruttiva di alcuni di essi generò sparsi ed enormi ammassi di roccia e colate di magma.
Si ritiene che un processo simile abbia generato la rupe su cui oggi poggia la città di Orvieto.
In particolare, si pensa che l’attività piroclastica esplosiva e le colate laviche generate dal complesso vulcanico di Bolsena (facente parte di altri complessi vulcanici che caratterizzavano l’ ampio “distretto vulcanico dei Vulsini“) , abbiamo generato, con l’accumulo di roccia e sedimenti piroclastici, il plateau tufaceo. L’azione degli agenti atmosferici, col tempo, ha poi modellato le pareti della rupe attuale erodendone i profili e lasciando “sospeso” il grande masso tufaceo. Al tempo stesso, questa intensa attività vulcanica, facendo fuoriuscire una grande quantità di magma, ha svuotato la grande camera magmatica del vulcano al punto da generare il collasso di alcune parti del vulcano. Esso ha creato uno sprofondamento ed una depressione detta “caldera” che, con gli anni, riempiendosi di acqua, ha dato vita al Lago di Bolsena.
Per questo si deve immaginare nel passato, uno scenario nel quale l’acqua, principale responsabile dell’ erosione della rupe, era molto presente e l’ambiente naturale che esisteva era umido e simile a quello tropicale con molto verde, zone paludose e fitta vegetazione. Testimonianza diretta di ciò ne sono i tronchi fossili ritrovati in una cavità alla base della rupe (nota come “grotta dei tronchi fossili“) le cui caratteristiche rimanderebbero ad una varietà di albero, ormai estinto, meglio noto come cipresso delle paludi.
In virtù di tutto ciò, il materiale che compone la rupe della città, essendo di origine vulcanica, ha diversi tipi di consistenza e stratificazioni, con alcuni punti più solidi ed altri meno solidi. Ciò ha anche permesso, col tempo, all’uomo di “lavorare” e modificare questi materiali più friabili creando delle cavità per buona parte della superficie della rupe, come testimoniano oggi la consistente presenza di antiche grotte, cunicoli e pozzi in passato utilizzati come luoghi per il riparo, “butti” e come luoghi per l’allevamento di volatili.
Popoli, Civiltà, Periodi Storici della città di Orvieto
Orvieto, in quasi tremila anni di storia ha attraversato diverse epoche storiche, la prima antica civiltà a popolare Orvieto fu quella Villanoviana.
PERIODO ETRUSCO – E’ però a partire dal IX secolo a.C. con la civiltà Etrusca che Orvieto conobbe un periodo di grande splendore ed importanza tali da diventarne il fulcro e la città più importante del vasto territorio dell’Etruria. Difatti, la città, che in epoca etrusca si chiamava Velzna, conobbe un periodo unico ed irripetibile, di grande prosperità e sviluppo economico e sociale.
Ad ulteriore testimonianza di questa sua centralità è, secondo il parere di alcuni importanti archeologi e storici, il ritrovamento, secondo alcuni studiosi, in una zona sottostante la rupe, del famoso “Fanum Voltumnae” (Il Tempio di Voltumno, ovvero il santuario federale della Lega Etrusca, un posto dove aveva luogo l’ assemblea periodica (concilium), con riti religiosi e giochi, delle dodici città sovrane etrusche, rappresentate dai loro “principes”, e luogo dove si prendevano decisioni riguardanti la politica estera le azioni militari e si eleggeva il “condottiero” della lega). Ancora oggi sono in corso scavi archeologici nella zona sottostante la rupe orvietana, vicino località San Valentino, dove sarebbe collocato il celebre Fanum.
L’attuale area di scavo denominata di “Campo della Fiera”, ad oggi ha permesso di ritrovare resti di origine etrusca (templi), di epoca romana (terme, mosaici, strade) e di epoca medievale (chiesa di S.Pietro in Vetere). Le probabilità, secondo gli esperti, che questo sito coincida davvero con il Fanum, il “luogo celeste” degli Etruschi, sono davvero elevate anche considerando che Voltumno (divinità legata all’agricoltura) insieme a Tinia (il “Giove Etrusco” a cui era dedicato il tempio del Belvedere) e Vei (la divinità femminile a cui è era dedicato il Santuario – necropoli di Cannicella) erano le divinità principali del territorio.
La civiltà etrusca ha lasciato ad Orvieto molte tracce della sua esistenza. Tra i vari siti archeologici della città: la Necropoli del “Crocifisso del Tufo” (sul versante della rupe che si affaccia su Orvieto Scalo e Sferracavallo), l’area con i resti del Tempio del Belvedere (zona Piazza Cahen e Pozzo di San Patrizio) oltre alla preziosa e cospicua collezione di reperti esposti nei diversi musei della città. Orvieto rimase per lungo tempo terra degli Etruschi fin quando gli stessi non subirono l’invasione dei Romani e la città, dopo un lungo assedio, venne distrutta e saccheggiata perdendo molto del suo prestigio e mantenendo un ruolo territoriale più marginale.
Dopo una forte rivolta, i servi di Velzna (Orvieto) erano riusciti a prendere il potere. Gli aristocratici etruschi, allora, chiesero in segreto aiuto ai romani, che inviarono nella città un esercito guidato dal console Quinto Fabio Massimo.
LA CONQUISTA ROMANA – Gli scontri furono durissimi e portarono alla morte del console stesso, provocando così la più violenta repressione romana che portò alla definitiva conquista della città nel 264 a.C. I pochi superstiti della popolazione furono “esiliati e deportati” a Volsinii Novi (l’odierna Bolsena).
I Romani, vista la difficoltà avuta nella conquista di Velzna, vollero distruggere ed isolare la città trasferendone la popolazione. La rupe fu lasciata al totale abbandono mentre, i territori intorno, invece, beneficiando della presenza di fiumi allora navigabili, come il Paglia ed il Tevere, mantennero un ruolo più attivo e centrale legato a Roma stessa ed ai suoi commerci. In effetti si ritiene che nella campagna orvietana fossero presenti numerose ville romane e che la zona rappresentasse, per Roma ed Ostia, un importante snodo per il traffico di merci (vedasi la presenza del grande Porto fluviale di Pagliano sulla confluenza dei fiumi Paglia e Tevere o ancora i recenti ritrovamenti di macine e macchinari di origine romana rinvenuti in occasione della costruzione del nuovo ponte “Sandro Pertini” nell’abitato di Ciconia.) e fosse anche un’area rilevante per la produzione e lo smercio di vino, grano, olio e terracotta.
Del periodo romano oggi ad Orvieto restano poche tracce visibili e solo nel suo immediato comprensorio: il Ponte Giulio in zona Allerona scalo, (l’antico Ponte Cassio di origine romana e ricostruito poi sul modello antico per volere del Papa Giulio II), i resti del ponte delle Colonnacce sul fiume Paglia (sulla originale via Cassia posto a collegamento tra Volsinii e Clusinorum), resti del Porto di Pagliano (a 10 minuti dalla città) ed alcune antiche fornaci romane scoperte nell’area del lago di Corbara (area archeologica di Scoppieto). Altre tracce di epoca romana sono state rinvenute, di recente, nell’area di scavo di Campo della Fiera, dove, oltre a resti etruschi e medievali, sono emerse le rovine di una domus romana e una struttura con mosaici di un tipico impianto termale di epoca romana.
DAI BARBARI, L’ALTO MEDIOEVO AL LIBERO COMUNE – Con la fine dell’impero romano e le invasioni barbariche, l’intero territorio orvietano, lasciato all’abbandono, conobbe un susseguirsi di brevi dominazioni da parte di svariate popolazioni barbare.
Questo periodo perdurò fino all’alto medioevo con l’intervento militare del condottiero bizantino Belisario che nel 538 libera la città dai Goti. Tuttavia con l’avvento dei Longobardi in Italia, Orvieto viene di nuovo conquistata entrando a far parte del territorio della Tuscia Longobarda. E’ solo grazie all’intervento vittorioso dei franchi guidati da Carlo Magno contro i Longobardi che la città viene liberata tornando ad essere un territorio sotto l’influenza del costituito Stato Pontificio (774 d.C).
Da questo momento la città conosce una nuova fase e, anche grazie alla crescente presenza del Papa sulla rupe, comincia a ripopolarsi e riprendere vita assumendo nuova importanza fino a consolidarsi come Libero Comune (nel 1157 una delegazione papale del pontefice Adriano IV firmò un trattato con Orvieto formalizzandone cosi l’investitura e riconoscendone il governo comunale). Nel 1199 il nobile romano Pietro Parenzo fu scelto dal Papa come rettore e primo podestà di Orvieto, evento questo che sancì l'”assoggettamento” della città umbra al Papato. Se da una parte il legame con la chiesa dava nuovi impulsi allo sviluppo e prestigio, dall’altra alimentava i mai sopiti contrasti interni tra varie fazioni e famiglie nobili tra i quali i Monaldeschi (guelfi filo-papali), i Filippeschi (ghibellini) ed anche in particolare gli anticlericali Patari. Lo stesso podestà Parenzo fu vittima di una congiura da parte dei Patari e morì assassinato.
Nonostante questi contrasti interni lo sviluppo e la crescita della città erano avviati ed è in quest’epoca medievale (1200) che Orvieto, come moderna città stato, visse nuovamente un periodo di grande benessere e potere arrivando ad assoggettare i territori circostanti fino alle coste del mar Tirreno, fino alle odierne città di Orbetello e Talamone.
In questo periodo la città aveva mantenuto il nome datole dai romani di Urbs-Vetus (città vecchia), nome dal quale deriva l’attuale Orvieto.
In quest’epoca di grande splendore la città si distingueva per l’eccellente organizzazione interna a livello istituzionale e sociale riflessa in una ordinata suddivisione dei quartieri (all’epoca 4: Serancia, San Giovenale, Postierla e Santa Pace) e dei poteri (Comune, Chiesa e Popolo “divise” anche geograficamente nelle 3 principali piazze).
Un periodo in cui, per un comune e armonioso intento tra popolazione, famiglie nobili e chiesa, la città beneficia di questo collettivo spirito di collaborazione che porta a grandi cambiamenti architettonici ed alla costruzione di nuovi edifici quali il Duomo, il Palazzo Comunale (1216), la fontana di Piazza della Repubblica (poi rimossa), il Palazzo del Popolo , il Palazzo dei Sette e la Torre del Moro. Interventi e opere che riguardarono le tre piazze principali della città da cui si apprende come fossero, localmente spartiti e parimenti importanti i tre poteri di allora: il Duomo e Piazza Duomo luogo del potere religioso, il Palazzo del Popolo e la relativa piazza luogo della popolazione, il Palazzo Comunale e la attuale Piazza della Repubblica luogo del potere politico.
LO STATO PONTIFICIO E L’ANNESSIONE AL REGNO D’ITALIA – Il periodo di benessere e prosperità di Orvieto durò fino al 1348 anno in cui un’epidemia di peste e le mai sopite lotte politiche interne (prima tra le potenti famiglie dei Monaldeschi e Filippeschi poi tra i vari rami della vincente famiglia Monaldeschi), posero fine all’esperienza di Orvieto come Comune Libero e Città-Stato. Così la città perse la sua indipendenza restando sotto l’egida dello Stato Pontificio.
In particolare dopo l’ intervento delle truppe papali guidate dal cardinale Egidio Albornoz del 1364, Orvieto divenne un vero e proprio rifugio e luogo di protezione per il papa fuggito da Roma dopo l’invasione dei Lanzichenecchi (secondo Sacco di Roma).
Da questo momento storico, e fino alla fine del 1700, Orvieto subì nuove e profonde trasformazioni dal punto di vista architettonico; di quest’epoca sono infatti la ricostruzione della Fortezza Albornoz (la prima originale edificazione risale proprio al 1364), la costruzione del Pozzo di San Patrizio (1527) e numerosi interventi di restauro e costruzione di nobili palazzi rinascimentali. Lo sviluppo e la rinascita della città in parte avviata dalla presenza e dalla frequentazione di alti prelati e pontefici, si consolidò e trovò ulteriore slancio dall’anno 1860, quando Orvieto, entrò a far parte del Regno d’Italia e dello Stato Sabaudo rappresentando, geograficamente, quasi un punto di frontiera tra il Regno d’Italia stesso e lo Stato Pontificio.
L’annessione di Orvieto al Regno e la conseguente “rottura” con lo Stato Pontificio, fu possibile anche grazie all’opera dell’orvietano Filippo Antonio Gualterio all’epoca importante ministro della casa reale, che ebbe il merito di radunare una forza militare di volontari chiamati i “Cacciatori del Tevere”.
La nuova appartenenza politica di Orvieto al Regno vide l'”innesto” nella società di nuove e importanti famiglie nobiliari che acquisirono molti dei beni appartenuti alla chiesa (vedasi ad esempio, la famiglia Antinori con l’acquisizione del Castello della Sala, i Montevecchio con quello di Castelviscardo…). In questo clima di cambiamento, Orvieto conobbe un nuovo impulso sociale ed economico che la proiettava in epoca moderna con nuove prospettive.
ORVIETO IN EPOCA CONTEMPORANEA – Questo clima di rinnovamento e nuovo slancio della città si protrasse fino all’ottocento, così tra il 1800 ed i primi del 1900 si assiste a nuovi interventi di restauro (ne è un esempio il campanile a forma dodecagonale della chiesa di S.Andrea ricostruito nel 1926), completamento dei palazzi preesistenti e si intensifica l’opera di modernizzazione di viabilità, strade e mezzi di comunicazione; sono infatti di attribuite a questo periodo alcune importanti opere come la realizzazione della prima funicolare ad acqua nel 1888, il primo collegamento ferroviario con Roma, la costruzione del Teatro Mancinelli, il nuovo acquedotto pubblico collegato alle fonti di Sugano (Ing. G. Muzi) e la messa in funzione della centrale idroelettrica nei pressi di Sugano (A.Netti) per fornire di energia la città.
Le ultime opere pubbliche di rilievo da segnalare nel 1900, sono la costruzione delle due grandi caserme (Caserma Piave e Caserma Monte Grappa) ed il collegamento della città con l’Autostrada del Sole (1960).
Molta della storia antica e recente di Orvieto è rappresentata simbolicamente anche nelle effigi del suo stemma comunale dove sono rappresentati nell’ordine: una croce rossa su campo bianco che simboleggia la fedeltà di Orvieto alla fazione filo-papale dei Guelfi; l’Aquila nera come riferimento alla dominazione dei Romani; il leone in campo rosso che simboleggia la fedeltà di Orvieto al papato; infine l’Oca, un chiaro richiamo alle oche del Campidoglio che salvarono Roma.
Il Centro Storico ed i Quartieri di Orvieto
Oggi Orvieto è una delle città che può essere considerata un grande centro storico per la sua intera superficie. In effetti le sue caratteristiche e la particolarità di essere quasi sospesa e isolata dal resto della vallata sottostante, hanno permesso di mantenere integra e inalterata la sua conformazione.
Tutt’ora l’accesso alla città si presenta in vari punti, caratterizzati dalla presenza di “grandi porte” come in epoca medievale. Con il tempo alcune di esse hanno perso la loro funzione di accesso alla città ma rimangono una affascinante e suggestiva testimonianza storica come ad esempio la bella Porta Rocca (o Soliana) o la demolita Porta Cassia. Altre invece sono ancora in funzione e sono Porta Maggiore ai piedi della lunga discesa di Via della Cava (che per molto tempo fu l’unico grande accesso alla città) e la più moderna Porta Romana (ex Porta Pertusa). Un’altra porta, oggi collegata al percorso dell’anello della rupe ma della cui struttura non vi sono più resti, è Porta Vivaria o dello Scenditoio, che fu molto utilizzata in tempo di guerra per la sua collocazione e le sue caratteristiche.
Dopo un primo assetto urbano diviso in rioni, oggi Orvieto si divide in 4 quartieri: Corsica, Serancia, Olmo e Santa Maria della Stella. La via principale che percorre gran parte del centro storico è Corso Cavour, la quale collega le due piazze principali: Piazza Cahen e Piazza della Repubblica, mentre l’imponente Torre del Moro è il crocevia delle principali vie del centro, essendo posizionata dove Corso Cavour si collega a Via del Duomo.
La parte più antica della città è il versante dove si trova la chiesa di San Giovenale. Essa è la più antica chiesa di Orvieto e fra le più antiche dell’Umbria (la prima documentazione ad essa riferita la colloca nel 1004) e fu edificata sui resti di un preesistente tempio etrusco dedicato a Tinia (il Giove degli Etruschi) e fa da cornice da una zona della città particolarmente suggestiva ed intatta nelle sue caratteristiche principali, con viuzze strette e antiche abitazioni. Quest’ area della città fu anche la prima ad essere ripopolata in epoca alto-medievale dopo la conquista romana ed il periodo delle invasioni barbariche. Al di fuori della rupe, invece, l’eredità di Orvieto come potente comune medievale è ben visibile in quello che in passato furono veri e propri avamposti assoggettati dalla città e cioè tutti quei borghi e castelli abitati da vecchie famiglie nobiliari che si ergevano nelle campagne intorno alla città.
Infatti il territorio intorno ad Orvieto, come appare nel catasto del 1292 registra la presenza di 20 pivieri e di 13 castra, ovvero unità che si ripartivano nel contado e che comprendevano molte località nello stesso “distretto”.
Solo alcuni dei castelli e delle fortificazioni presenti nel territorio hanno però loro origine dai cosiddetti “castra” alto-medievali e tra questi si segnalano:
Il Castello di Tordimonte, citato quale Castrum Montis, all’interno del piviere di S.Maria in Porzano. Questo nel 1201 passò sotto la proprietà di Monaldo di Pietro Monaldeschi il quale, nel 1248, lo promise unitamente ad un altro possedimento, il podestà di Orvieto Jacomo Petri Octaviano. Nel 1346 il castello fu completamente restaurato e passò di proprietà ad un ramo della famiglia senese Piccolomini Clementini che, nei primi anni del Novecento, lo cedette al conte Brazzetti i cui eredi sono attuali proprietari.
Il Castello di Corbara citato, come Castrum Corbarii, all’interno del piviere di S.Maria de Stiolo.
Di questo castello e della grande tenuta va ricordato come a fine ‘800 l’allora proprietaria, la Banca Romana nel 1890 riportò alla luce il porto romano di Pagliano, posto sulla confluenza del Tevere e del Paglia.
Il Castello di Sugano, nell’omonimo piviere dove compare anche citato Castel Rubello, vicino all’abitato di Porano.
Il Castello di Prodo nell’antico catasto identificato come castra Podium Prodi, all’interno del piviere di Mimiano. Il castello venne eretto dalla nobile famiglia orvietana dei Prodenzani nel 1222 facendone una roccaforte imprendibile. Nel luglio del 1849 vi si rifugiò Garibaldi inseguito dalle truppe pontificie. Il castello è dal 1871 proprietà privata e non visitabile.
Titgnano , uno dei castra sempre del piviere Mimiano, fondato dalla famiglia Montemarte nel lontano 937, ebbe il ruolo di avamposto di Orvieto verso Todi.
Altri castelli, ad oggi visibili nel territorio, sono invece sorti tra il XII e XIII secolo autonomamente come residenze di nobili famiglie. Tra questi: il Castello della Sala, Il Castello di San Quirico, il Castello di Madonna Antonia (Castelviscardo), il Castello di Montalfina, il Castello di Parrano, il Castello di Guardea, il Castello di Alviano, il Castello di Carnaiola ed il Castello di Torre Alfina.
Monumenti e Palazzi di Orvieto oggi
Orvieto è senza dubbio una città ricca di monumenti e cose da vedere. Partendo da Piazza Cahen subito ci si può soffermare a visitare l’antica Fortezza o Rocca Albornoz che oggi ospita i giardini comunali. Nelle vicinanze da vedere i resti del tempio etrusco del Belvedere e il magico Pozzo di San Patrizio, struttura architettonica unica al mondo, con le sue due scalate ellittiche che non si incontrano mai salendo e scendendo il pozzo. Quest’ultimo è una grande opera di ingegneria di Antonio da Sangallo, risalente alla prima metà del 1500 e voluto dal papa Clemente VII. Il pozzo è visitabile percorrendo i suoi 248 scalini ed è un’opera tanto suggestiva quanto geniale nella sua ideazione.
Percorrendo poi Corso Cavour si arriva nei pressi della Torre del Moro che con i suoi 47 metri si erge dominando la città. Oggi è possibile visitare la torre dall’interno e raggiungere la sommità godendo di uno straordinario e suggestivo panorama dell’intera città.
Dalla Torre del Moro si può proseguire in più direzioni, verso Piazza del Popolo dove fa bella mostra di sé l’imponente Palazzo del Popolo (dimora del Capitano del Popolo, importante figura medievale che si faceva portavoce e sostenitore delle ragioni del popolo non nobile) oggi attrezzato centro congressuale. Proseguendo fino alla fine di Corso Cavour si giunge invece a Piazza della Repubblica dove si possono apprezzare la Chiesa di Sant’Andrea icon orvieto con la bella torre dodecagonale e il Palazzo Comunale.
Sempre dalla Torre del Moro, prendendo per via del Duomo, si arriva a Piazza del Duomo dove si trova la cattedrale, autentico capolavoro in stile gotico-romanico.
Simbolo della città stessa è il Duomo, la cui costruzione inizia nel 1290. Esso si presenta maestoso con la sua facciata ornata da mosaici in oro splendente e preziosi basso rilievi. Le quattro raffinate guglie danno slancio ad una facciata tra le più belle al mondo.
All’interno del Duomo sono presenti due preziose cappelle: una, la cappella del Corporale ospita il Corporale del Miracolo di Bolsena (evento miracoloso dell’ostia consacrata che sgorgò sangue e macchiò il lino ancora oggi conservato proprio in un prezioso tabernacolo ed esposto al pubblico durante la processione del Corpus Domini), l’altra denominata di San Brizio, affrescata da Luca Signorelli nel 1500 ca., con splendide raffigurazioni religiose e scene apocalittiche.
In Piazza del Duomo sono presenti anche musei di notevole interesse, in particolare: il Museo Archeologico nazionale ed il Museo Faina, entrambi ricchi di preziosi reperti archeologici provenienti principalmente dalle necropoli etrusche del Crocifisso del Tufo e dalla necropoli Santuario della Cannicella.
Il legame di Orvieto con la chiesa e la religione non si esaurisce tuttavia con la presenza del Duomo e dei palazzi papali. Tutto il centro cittadino è costellato da numerose chiese più o meno grandi costruite in epoche e con stili diversi fra loro.
Altra chiesa da segnalare per dimensioni e importanza è quella di San Francesco, costruita nel 1240 sopra i resti di un tempio etrusco, nel punto più alto della rupe orvietana. Si tratta di una costruzione imponente che ebbe molta importanza in passato e dove nel 1297 si tenne la canonizzazione da parte del papa Bonifacio VIII di Luigi IX re di Francia. Tra le molte altre chiese sparse nel centro di Orvieto citiamo, tra le maggiori, Sant’Andrea presso Piazza della Repubblica, San Domenico presso Piazza XXIX marzo.
Per gli amanti della storia infine segnaliamo due interessanti attrattive per muoversi e visitare i sotterranei di Orvieto: il Pozzo della Cava, nel cuore del vecchio quartiere medievale, il Labirinto di Adriano, i sotterranei della chiesa di S.Andrea e le grotte ed il percorso ipogeo di Orvieto Underground, una serie di suggestivi cunicoli e cavità scavati nel tufo oggi visitabili con tours guidati.
Molti sono infine i Palazzi storici di Orvieto appartenuti a nobili famiglie orvietane che abbelliscono la città. Tra i diversi palazzi che meritano una citazione, oltre ai grandi palazzi medievali (Palazzo del Popolo, Palazzo dell’Opera del Duomo e Palazzo dei Sette), gli edifici rinascimentali di Palazzo Buzi, Palazzo Ottaviani, Palazzo Clementini, Palazzo Monaldeschi, Palazzo Comunale, Palazzo Febei, Palazzo Carvajal-Simoncelli, Palazzo Gualterio, Palazzo Crispo-Marsciano, Palazzo Simoncelli.