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Orvieto, così diversa, così unica

Amo l’Umbria, la sua autenticità, le sue persone ed i suoi borghi, sono stato a Gubbio, Perugia, Assisi, Spoleto, ma tra le città d’arte della regione mi mancava proprio Orvieto. Così, senza un programma ben preciso un venerdì di primavera arrivo in treno poco dopo le 10.00.

La stazione è ben servita, il caffè buono. Chiedo il modo più semplice per arrivare su in centro storico e mi indicano che proprio di fronte a 20 metri c’è la stazione della funicolare. Meno di  dieci minuti e sono ad Orvieto centro, Piazza Cahen esattamente. Mi guardo intorno, sono in Umbria vero?
Questa è la prima domanda che mi sono posto appena uscito dalla funicolare. Sì perchè ad accogliervi non c’è, come per altre città umbre, il biancore del travertino dei palazzi bensì il colore caldo e rossiccio del tufo. Di questo materiale è anche la stazione della funicolare, così come lo è anche la cinta muraria della vicina Fortezza Albornoz. Questo perchè Orvieto nasce dal tufo e poggia su questo materiale vulcanico. Prime tappe della visita sono proprio la fortezza con i suoi giardini ed il Pozzo di San Patrizio. Ecco un luogo di cui non trovate nulla di simile in Umbria, un capolavoro di ingegneria del Rinascimento che vi accompagna con i suoi numerosi gradini fino in fondo e più si scende più, se ne apprezza tutta la
maestosità e l’ingegno dell’opera. La risalita sembra più breve dopo essere arrivati in fondo.
Proseguo la visita andando a piedi lungo Corso Cavour, via principale della città dove qui non c’è traccia delle tipiche larghe grigie pietre pavimentarie umbre ma si cammina su scuri selciati.
Sullo sfondo in lontananza svetta la Torre del Moro, anch’essa in tufo, centro quasi esatto della città.

E’ una città medievale Orvieto, senza dubbio, vicoli, palazzi, scorci, tutto rimanda a quell’epoca, ma lo è in un modo personale, atipico rispetto ad altre città dell’Umbria. Si incontrano molte chiese, di stili architettonici differenti, dal neoclassico al romanico ed al gotico. Sotto la torre devio verso Piazza del Popolo dove si trova il Palazzo del Capitano del Popolo, di esso colpiscono le raffinate trifore delle grandi finestre e la sobria eleganza.
Percorro un piccolo vicolo, sotto un arco per ricongiungermi a Corso Cavour.Rispetto ad altre città umbre, il Corso è più stretto, raccolto, comunque denso di negozi, bar ed enoteche. Ritorno verso la torre per proseguire su Via del Duomo.

Proprio all’incrocio tra il corso e via Duomo una sosta che “sa molto di Umbria“, il profumo di una focaccia con la porchetta proveniente dall’Oste del Re e la ricca vetrina della bottega “Dai Fratelli” dove poter comprare prodotti tipici come salami e “mazzafegati” e pregiati tartufi. Insieme all’ottimo vino DOC Orvieto, i prodotti di norcineria sono tra le cose consigliate per chi vuole un “souvenir eno-gastronomico”. Chi invece desidera un “ricordo duraturo” di Orvieto può optare per la ceramica locale tra molti negozi, tra  cui Bellocci Ceramiche. Anche la ceramica orvietana ha una sua unicità nei diversi stili e soggetti…

Infine il Duomo, il simbolo della città, una cattedrale imponente per una piazza non enorme che ammalia per la bellezza e che, ancor di più, rappresenta per stile, materiale e colori, più di ogni altro elemento orvietano “un unicum” nel panorama delle cattedrali umbre. Una facciata tra le più belle e ricercate che lascia senza fiato, le sue guglie protese verso l’alto attraggono lo sguardo in antitesi a quanto invece si  prova scendendo nell’altra meraviglia cittadina il Pozzo di San Patrizio, dove si è catalizzati dal basso della sua profondità. Per capire meglio anche l’importanza e la ricchezza artistica del Duomo consiglio di acquistare l’ingresso per Duomo, cappella di San Brizio e Museo dell’Opera del Duomo, quest’ultimo a fianco della cattedrale. L’interno del Duomo racchiude capolavori della scultura e della pittura come la statua della Pietà del locale Ippolito Scalza o il ciclo di affreschi della cappella di San Brizio. Nel museo sono invece custodite moltissime opere, dipinti e oggetti che facevano parte del corredo del Duomo, inoltre da non perdere nelle sale del museo una piccola chicca come la “libreria Alberi”, un ambiente suggestivo e originale.

E’ davvero consistente ciò che Orvieto può offrire a livello culturale ed artistico senza dimenticare il patrimonio storico degli etruschi rappresentato dai diversi siti e musei cittadini e quello ipogeo con numerose attrattive e percorsi nei tanti sotterranei della città.  Ripenso a tutto questo gustandomi un delizioso (!) gelato al pistacchio della Gelateria Pasqualetti con gli occhi fissi sul Duomo e mi convinco di quanto sia bella quest’Umbria cosi “diversa e insolita”.

G.B.

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