- Tempo medio del percorso : 1 ora / 1 ora e 30′
- Lunghezza del percorso completo: 5 km ca.
- Difficoltà: medio-bassa, molti saliscendi, piccoli strappi in forte pendenza ma di breve lunghezza
- Attrezzature consigliate: scarpe sportive, abbigliamento comodo
- Non necessita di mezzi di trasporto
- Scarica qui la mappa dell’Anello della Rupe
- Per fare questo itinerario con una esperta guida locale contatta: tour@orvietoviva.com
Il percorso è inserito nel Parco Archeologico Ambientale Orvietano (Paao). Esso si snoda tutto attorno alla rupe di Orvieto in un susseguirsi di saliscendi più o meno ripidi che delineano il perimetro del massiccio di tufo su cui si poggia la bella cittadina umbra. Nel percorso ci sono diverse entrate a seconda da dove partite. Partendo da piazza Cahen e scendendo verso il sentiero chiamato “Le Piagge” si scende lungo la strada che affianca la Fortezza Albornoz e si attraversa la bellissima Porta Rocca (o Soliana).
Attraversata la porta si prende verso sinistra, si scende sempre (dunque si devono ignorare le strade in salita) fino ad arrivare ad un cancello posto sulla sinistra. Da qui la strada sale, ci si trova immersi nel verde, in realtà si ha la sensazione di trovarsi in piena campagna, anzi in un bosco con alberi di castagno e profonde boscaglie. Qui la strada poi risale, con dei tratti in forte pendenza. E’ in questo tratto (quello delimitato da un cancello e più in basso) che si passa davanti alla Fontana di San Zeno (o Zero). La fontana è collegata al Pozzo di San Patrizio, tramite uno stretto e lungo cunicolo (non accessibile al pubblico) e l’acqua che oggi vi scorre è quella che proviene direttamente dal pozzo stesso. Dopo questo pendio si scorge una scalinata con una staccionata in legno. La si percorre e si arriva ad un attraversamento pedonale: è uno dei due punti in cui si deve attraversare una strada percorsa da automobili lungo il tragitto.
Passati dall’altro lato si percorre tutta la fiancata della rupe dinanzi ad una grotta scavata detta della “fungaia”. Camminando, in seguito sulla destra , si scorgono i “tetti” delle antiche tombe etrusche della Necropoli del Crocifisso del Tufo. In questa parte di percorso il tufo assume un colore ocra forte, caldo.
Pochi metri più avanti una piccola chiesa rupestre consacrata e chiamata appunto “del Crocifisso del Tufo” proprio perchè ha un crocifisso ricavato nella parete di tufo alle spalle del piccolo altare. La cornice è a dir poco suggestiva. I massi assumono forme imponenti, gli speroni di roccia dirompono e formano scenografie mozzafiato. Ci si accorge anche di una piccola chiesa ricavata in una grotta. Le vicende storiche più o meno leggendarie raccontano fosse il rifugio di un paracadutista americano approdatovi accidentalmente durante la seconda guerra mondiale.
Subito dopo, seguendo il sentiero battuto, si gira l’angolo e ci si trova di nuovo davanti a pareti di tufo. Questa volta però il colore è rosso, forte, denso. Ad altezza d’uomo ci sono delle colombaie (tipiche cavità scavate fin da periodo etrusco per la nidificazione di colombe) . Siamo arrivati ad un altro cancello. Lo superiamo e camminiamo accanto alla chiesa della “Madonna del Velo”, appena ristrutturata e sede dell’ “Osservatorio della Rupe” attrezzata anche con servizi igienici e punto informazione.
Arriviamo fino a Porta Maggiore e ci rechiamo all’interno del Foro Boario (cosi chiamato perchè un tempo luogo per fiere di animali ed oggi parcheggio ex Campo della Fiera e parte di un vecchio acquedotto medievale che prosegue fino oltre le pendici della rupe e che si narra sia stato il secondo acquedotto a pressione atmosferica costruito al mondo) attraversando la strada per la seconda volta. Questo è un piazzale lastricato con il tufo, al di sotto del quale è stato ricavato un parcheggio multi-piano. In pratica siamo sul tetto del parcheggio, il luogo dal quale si possono prendere le scale mobili o gli ascensori fino al centro di Orvieto. Dopo averlo completamente attraversato troviamo le indicazioni per continuare seguendo il cartello con scritto Paao. Superato un piccolo borgo di case si giunge ad un altro cancello. La strada è giusta, lo sorpassiamo e ci ritroviamo in mezzo al verde. Pochi passi dopo il panorama si apre su La Badia, un ex convento del 1200 con la tipica torre a merli. Il tufo è di nuovo la bella cornice. Qui è più chiaro, del colore dell’argilla. Forse è la parte più fragile della rupe. Si giunge in un giardino naturale fatto di boschi, rocce e naturalmente tufo. In alto si notano centinaia di colombai raggiungibili dall’interno della rupe, attraverso i cunicoli sotterranei scavati dalla natura e da antichi popoli. Giunti e superato il quarto cancello. la strada torna a salire ma la bellezza delle pareti tufacee rende curiosi di andare avanti. Qui il tufo è di nuovo caldo, ocra e i massi spesso assomigliano a volti. Sembra che ci siano decine di volti che guardano.
Dopo qualche minuto ci troviamo davanti ad una strada lastricata . E’una lunga salita al termine della quale si procede tenendo la destra. Già da qui si scorge la torre della Fortezza Albornoz sede dei giardini comunali e poi pareti immense di tufo alternate a ampie pareti di pietra e piccole feritoie utilizzati in epoca medievale per difendere la rupe. A sinistra si trova anche una grotta naturale detta “dei tronchi fossili” di 320.000 anni fa. Si prosegue sotto queste pareti, con la bellezza dell’imponente fortezza a fare da sfondo. Da qui si risale una vecchia strada ciottolosa che costeggia il muraglione per arrivare al punto di partenza, ovvero Piazza Cahen.