La civiltà etrusca che per anni ha abitato il centro Italia aveva un’organizzazione piuttosto moderna sia dal punto di vista sociale, che militare e politico. Nel territorio italiano era presente all’epoca, la lega delle 12 principali città etrusche in un territorio che spaziava da Volterra a Cerveteri.
Gli ultimi ritrovamenti presso l’area archeologica di Campo della Fiera, alle pendici della rupe di Orvieto, testimoniano come questa città umbra fosse una delle più importanti della “dodecapoli etrusca” e la città dove si trovava il celebre Fanum Voltumnae, ovvero il santuario federale dell’intera lega etrusca.
Luogo di aggregazione per cerimonie religiose e delibere di politica interna ed esterna.
Oltre ad essere quindi una delle più importanti città etrusche, Orvieto fu anche l’ultima città etrusca ad essere conquistata dai Romani. Grazie alla sua particolare posizione rialzata, alla fortificazione naturale rappresentata dall’imponente rupe tufacea e da un solido muro di cinta (di cui una parte è ancora oggi visibile, su prenotazione, e si trova nei pressi di Via della Cava, vicino all’antica Porta Maggiore), Orvieto (all’epoca “Velzna” per gli etruschi e “Volsinii per i romani) oppose una lunga e strenua difesa agli attacchi del forte esercito romano.
Alla fine nel 264 a.C dopo numerosi mesi di assedio i Romani riuscirono a conquistare la città e, constatate le difficoltà della conquista, decisero allora di deportare la popolazione presso la vicina Volsinii Novi (Bolsena) e di lasciare la rupe in completo isolamento ed abbandono.
Per anni la rupe di Orvieto visse un lungo periodo di spettrale desolazione, soltanto le campagne e le aree lungo i corsi d’acqua dei fiumi Paglia e Tevere rimasero attive.
Per questo motivo oggi ad Orvieto le poche tracce lasciate dalla civiltà Romana sono assai rare sulla rupe mentre si trovano nelle aree sottostanti (esempio sono l’impianto termale presso l’area di scavo di Campo della Fiera) o in zone limitrofe (Porto di Pagliano, Fornace di Scoppieto).